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La diffrazione della luce in fotografia

Ottenere una buona nitidezza è fondamentale per ogni fotografo professionista: garantisce una maggiore qualità nei dettagli e quindi una maggiore ricchezza di trame e struttura nelle immagini.

In modo sbagliato, spesso si ritiene che usare diaframmi più chiusi sia una maniera per avere fotografie più nitide. Un diaframma più chiuso può aiutare ad avere maggior profondità di campo nell’immagine, ma questo non va confuso con la nitidezza, che può considerevolmente peggiorare quando chiudiamo il diaframma oltre il limite della diffrazione.

La diffrazione in fotografia

La diffrazione è un fenomeno ottico della luce, che si manifesta con una curvatura o deviazione dei suoi raggi quando passa attraverso una piccola fessura. Cosa avviene in fotografia? La luce, che viaggia in onde formando un raggio uniforme, quando passa attraverso un foro troppo stretto come può essere un diaframma troppo chiuso, subisce una deformazione di queste onde che si aprono a cono invece di concentrarsi in un punto preciso.

La deformazione che subisce il raggio di luce influisce negativamente sulla fotografia, poiché il sensore della fotocamera riceverà la luce in modo distorto. I raggi luminosi distorti tendono ad aprirsi a ventaglio, superando la dimensione dei pixel e conseguentemente influenzando i pixel circostanti, con perdita di nitidezza nella fotografia finale.

Purtroppo la diffrazione è inevitabile, indipendentemente dalla qualità della fotocamera o dell’obiettivo utilizzato. L’unico modo per non incorrere in questo fastidioso fenomeno è evitare l’uso di diaframmi eccessivamente chiusi. Altri elementi che possono influire sulla diffrazione sono la dimensione e la densità dei pixel nel sensore, quindi in piccoli sensori questo limite viene raggiunto molto prima rispetto a quelli di grandi dimensioni.

La maggior parte dei sensori a pieno formato — full-frame — non dovrebbe avere problemi fino a f/32, nelle fotocamere con sensore APS-C il limite di diffrazione dovrebbe essere a f/16, mentre nelle fotocamere 4/3 four-thirds a f/8-f/11. Nelle fotocamere compatte che hanno un piccolo sensore questo limite si raggiunge già a f/5.6-f/8.

Aumentare la nitidezza nelle foto

Allora dovrei usare diaframmi più aperti? Non è esattamente così, anche se la diffrazione diminuisce con aperture di diaframma maggiori, ma ci sono anche altri elementi che possono influenzare la perdita di nitidezza nelle immagini quando apriamo il diaframma. Gli obiettivi fotografici rendono più visibili i problemi di aberrazione cromatica, vignettatura ed altri difetti con le aperture più grandi.

Aprendo troppo il diaframma o chiudendolo troppo si possono comunque creare problemi nella qualità della foto ottenuta. Possiamo avere la miglior nitidezza possibile e la minima aberrazione con un diaframma il più vicino possibile al nostro limite di diffrazione, un diaframma ideale chiamato sweet spot.

In ogni caso non chiudere mai il diaframma più di f/16, anche se una chiusura così estrema è necessaria per ridurre l’esposizione o aumentare la profondità di campo della fotografia. In che modo? Se hai bisogno di chiudere il diaframma per limitare l’ingresso della luce al sensore, puoi aumentare la velocità dell’otturatore, abbassare la sensibilità ISO o ridurre la compensazione dell’esposizione della fotocamera. Quando questi parametri sono già al limite ma hai bisogno di ridurre ancora la luce ricevuta dal sensore, è il momento di utilizzare i filtri a densità neutra o filtri ND.

Se invece hai bisogno di aumentare la profondità di campo, usa l’iperfocale o prova ad allontanarti ancora di più del tuo punto d’interesse. Per evitare la diffrazione qualunque scelta sarà migliore della chiusura eccessiva del diaframma.

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