La magia della fotografia analogica è ancora viva

In un’epoca dominata dal digitale e dall’immediatezza in ogni campo, dove in fotografia spadroneggiano megapixel e tecnologie avanzatissime, c’è ancora chi pratica la fotografia analogica come fosse una tecnica distinta e quasi aristocratica, con pazienza ed eleganza. Non hai vissuto quel periodo in cui si tornava a casa dalle vacanze estive con i rullini da sviluppare, senza sapere quali ricordi avremmo portato con noi?

Tornare alla fotografia analogica.

La pazienza, tanta, era necessaria per preparare la foto, perchè poi una volta scattato non si tornava indietro. Non mancavano mai le foto mosse, scure, inquadrate male: se da una pellicola da 24 quelle buone erano quattro o cinque, era già una vittoria che ci faceva contenti. La magia era anche nel non sapere quello che si sarebbe rivelato, quello che avremmo trovato nei negativi una volta sviluppati dal laboratorio. Ma la fotografia analogica — quella chimica che prima era “fotografia” e basta, non c’era quella digitale — è ancora viva per mezzo di tanti amanti che la apprezzano semplicemente per come è, senza essere necessariamente nostalgici.

Cosa affascina del processo fotografico tradizionale?

Attualmente il primato della fotografia digitale non è in discussione, che tra i tanti vantaggi ha anche quelli di essere più comoda e più economica. Eppure sono davvero tanti i fotografi professionisti ed amatori che alternano l’uso del supporto analogico, in molti casi anche arrivando ad abbandonare quello digitale. La prima cosa che seduce è quella particolare imperfezione, quella grana nei risultati che nel digitale si cerca sempre più di evitare o limitare, con sensori dalle sensibilità ISO sempre più alte.

Pazienza e calma sono requisiti fondamentali, ma anche caratteristiche che spingono ad utilizzare ancora questo medium obsoleto. Piace la fisicità del risultato, il negativo tangibile e concreto più dell’immateriale file digitale, ma le foto si scattano con parsimonia e attenzione assoluta perchè ogni click sono soldi che se ne vanno.

Foto analogica con rullino Ferrania e fotocamera Yashica, alberi per strada.
© Nicola M. FotoPost.it

Il piacere di controllare ogni momento della creazione dell’immagine arriva fino allo sviluppo del rullino, tutto il processo è praticamente l’opposto della nostra vita quotidiana, piena di fretta, stress e obiettivi da raggiungere nel minor tempo possibile.

Hai bisogno di una terapia rilassante? Allora la fotografia analogica è quello che fa per te.

Se vuoi, puoi fare in casa anche lo sviluppo in bianco e nero: è abbastanza semplice e non richiede una camera oscura particolarmente attrezzata, basta un kit acquistabile anche su Internet con una tank, i chimici necessari e qualche accessorio.

Richiamo analogico? 4 elementi particolari

La fotografia analogica — o chimica — presenta delle caratteristiche sostanziali da tener presenti quando si sente la curiosità di sperimentare fotograficamente comprando qualche rullino.

  • Il formato. C’è una grande varietà di formati nel mercato delle macchine fotografiche analogiche, il più diffuso è indubbiamente il 35mm o 135, ma esiste anche il medio formato 120, il grande formato, etc. Sperimentare con alcuni di questi può essere davvero dispendioso, sia per il costo delle fotocamere che per quello dei negativi, per il loro sviluppo, la stampa o la digitalizzazione. Il modo più economico per avvicinarsi a questo mondo? Una vecchia reflex 35mm ed un rullino a colori.
  • La grana della pellicola. La pellicola fotografica è un’emulsione di alogenuro d’argento (con coloranti fotoreattivi per quella a colori) su un film plastico avvolto intorno ad una bobina. I granuli che compongono questa miscela di sali possono avere dimensioni diverse; quanto maggiore sarà la sensibilità della pellicola, più grandi sono i granuli. Il risultato sembra essere simile a quello del rumore digitale all’aumentare degli ISO del sensore, ma in realtà la grana è diversa e decisamente più affascinante.
  • Foto analogica di muro con alberi, parcheggio.
    © Nicola M. FotoPost.it
  • La risoluzione. La prima cosa che facciamo quando confrontiamo una fotocamera digitale è guardare quanti megapixel ha, anche se non abbiamo mai stampato grandi fotografie o fatto degli ingrandimenti. In analogico dimentica i megapixel, non esistono e comunque non servono: anche il negativo di un 35 millimetri può essere paragonato alla foto digitale ad alcune decine di megapixel, quindi anche meglio della fotocamera usi solitamente. Figurarsi il medio e grande formato poi…
  • La gamma dinamica. Le pellicole chimiche hanno una gamma dinamica maggiore rispetto ai sensori delle fotocamere digitali, perciò catturano la luce in un modo diverso. Non ci credi? Dovresti provare.

Tornare (o passare) alla fotografia analogica?

Se fotografi in digitale il ritorno all’analogico — o il passaggio alla fotografia analogica — può aiutarti a vivere la passione per questa arte in modo diverso, molto più riflessivo e tranquillo. Prima di scattare una fotografia si osserva bene, con calma, si valuta con attenzione la scena e la composizione, la luce e tanti altri fattori.

Fotografia analogica, cappella e paesaggio urbano.
© Nicola M. FotoPost.it

Con il tempo imparerai a fotografare, non a scattare foto in maniera compulsiva. Imparerai a conoscere meglio l’attrezzatura ed il piacere di impostare tutti i parametri (diaframma, tempo di posa, messa a fuoco, etc.) in modalità manuale, pensandoci bene prima di premere il pulsante di scatto, che non è mica il grilletto di una mitragliatrice.

Probabilmente, dopo aver assaporato il piacere chimico della fotografia, preferirai tornare alla comodità del digitale: nessun problema, purchè la fase analogica ti permetta di comprendere e custodire quello che era un rapporto con la fotografia più autentico, dall’idea dell’immagine nella mente fino alla sua realizzazione tangibile.