X

Mohamed Keita, da giovane rifugiato a fotografo

A 14 anni, senza i genitori, Mohamed Keita scappa dalla Costa d’Avorio in guerra.

Percorre migliaia di chilometri a piedi attraverso il deserto africano, per tre anni: il Mali, l’Algeria, la Libia ed ha a che fare con i trafficanti di esseri umani. Arriva a Malta su un barcone, come quelli stipati di persone disperate di cui leggiamo ogni giorno nella cronaca, come quelli che non sempre ce la fanno e riempiono il Mediterraneo di vite umane che non si è riusciti a salvare.

Lì si nasconde in un traghetto per la Sicilia e riesce a raggiungere Roma. La Stazione Termini è la prima casa di Mohamed in Italia, dove trascorre un periodo di tre mesi in strada, una condizione che gli insegna come comportarsi e quali difficoltà affrontano le persone che vivono come lui, anche italiane.

Poi l’incontro con gli operatori di Civico Zero, che si occupano di fornire supporto e protezione ai minori stranieri. Nei laboratori del Centro prende per la prima volta in mano una macchina fotografica, una semplice usa e getta, e scopre la sua passione per la fotografia.

La fotografia è qualcosa che ti permette di avere un ricordo ma anche che mi ha insegnato a vedere le cose a modo mio, a raccontare come mi sento.

Mohamed Keita

Oggi i suoi scatti, insieme a quelli di altri ragazzi, sono raccolti in una mostra collettiva itinerante — R² Roma vista con gli occhi dei Rifugiati — organizzata grazie all’Associazione SOUK – Space Of Universal Knowledge, impegnata a creare eventi in cui far incontrare e dialogare culture diverse.

Non parlo benissimo, non mi so spiegare molto bene, spesso preferisco spiegarmi attraverso le immagini che con la voce.

Mohamed Keita

Mohamed è una ragazzo che vive la città di Roma di giorno e di notte, la percorre in lungo e in largo. Raccontarla attraverso i suoi occhi, una città stravista come Roma, permette di identificare spunti diversi da quelli più classici e conosciuti che si possono vedere.

Grazie alla sua conoscenza ed alla sua esperienza, oggi Mohamed insegna a raccontare il mondo con le immagini agli altri ospiti del Centro ed ha un sogno: tornare in Africa per avvicinare alla fotografia i ragazzi di strada. Vorrebbe aprire un piccolo laboratorio in Mali, non tanto per la fotografia in modo specifico, ma perchè possano impegnarsi a fare qualcosa e possano apprezzare il valore di condividere qualcosa con gli altri.

Intanto però Mohamed Keita, che ha 24 anni, è già stato soprannominato “il ritrattista dei migranti” ed ha un nome di livello internazionale. Ha già esposto a Londra e New York insieme ad importanti fotoreporter, eppure continua a girare l’Italia per raccontare la vita di migranti e rifugiati, degli altri come lui che hanno attraversato il mare per fuggire dalle bombe e dalla fame, in cerca solo di una vita dignitosa.

FotoPost:
Related Post